lunedì 4 agosto 2014

Musing Mondays #3

iniziativa ideata da MizB di Should be Reading 

Musing Mondays è cambiato e consiste nel raccontare ogni settimana qualcosa riguardo i libri scegliendo uno di questi tre temi:
  • Descrivi una delle tue abitudini di lettura.
  • Di' che libro/i hai acquistato di recente per te stesso o per qualcun altro, e perché hai scelto tale/i libro/i.
  • Di' cosa stai leggendo in questo momento - cosa ne pensi di questo, fino ad ora, perché l'hai scelto, e quello che ti diverte (o meno). 
  • Su quale libro stai disperatamente cercando di mettere le mani? Parlacene.
  • Hai un'invettiva libresca? Oppure qualcosa su un libro o riguardo la lettura (o l'editoria) che attira le tue ire? Condividilo.
  • Anziché rispondere a queste domande, forse vuoi sproloquiare su qualcosa pertinente ai libri – Sentiamo, allora!
Oggi penso parlerò di...

Quello che mi dà più fastidio nei libri pubblicati da piccole, medie o grandi case editrici.

Mi è capitato di leggere di recente un libro davvero interessante, Il Giglio Insanguinato, e di averlo apprezzato molto per la trama e per alcuni personaggi, ma per nulla per com'è stato trattato lo scritto dell'autrice.
Ho come l'impressione che abbiano praticamente schiaffato quanto scritto dalla stessa autrice (che magari ha visto e rivisto più volte il testo da sola) senza preoccuparsi minimamente di correggere errori e refusi, rivedere frasi e situazioni, aggiungere o togliere elementi che potrebbero aiutare il lettore a comprendere meglio ciò che accade.
Trovo questo atteggiamento davvero superficiale da parte di una casa editrice che dovrebbe mettere la qualità al primo posto, e così come l'ha messa per scegliere di pubblicare un libro dalla trama coinvolgente e qualitivamente alta, così avrebbe dovuto preoccuparsi di curare il testo nei minimi particolari. A mio modo di vedere.
D'altro canto, però, so perfettamente che ormai le case editrici se ne stra-fregano della qualità, puntando solo sulle vendite (Mondadori docet, che pubblica qualsiasi schifezza le capiti a tiro senza preoccuparsi della qualità del testo, dalla trama allo stile dell'autore).
Anna Maria Pierdomenico ha fatto un buonissimo lavoro da sola, contando anche il fatto che se ha vinto qualche premio importante di sicuro c'è un amore per la scrittura davvero forte. Il problema è che, a mio modo di vedere, non è stata affiancata dalla persona giusta nel momento in cui hanno deciso di pubblicare il suo libro, perché certi errori si potevano benissimo evitare.

Alcuni esempi:
«Giungiamo da Roma e siamo venuti a Parigi per visitare la corte e per portare i saluti del cardinale Scala all'arcivescovo Marconi, ma quando ieri ci siamo recati da lui ci è hanno detto che è stato assassinato. Potreste per favore spiegarci cosa è successo?»
A parte il fatto che questa intera frase poteva essere costruita in modo diverso, il refuso del verbo è lampante, come se l'autrice avesse cambiato idea su quale fosse più corretto e nessuno si sia preso la briga di controllare.
poi si rivolse ad Giulio
Questo ad Giulio è molto ricorrente nel libro e, a meno che le regole sulla d eufonica non siano cambiate, mi pare che non sia assolutamente da mettere quando la parola che segue inizia per consonante. Se poi si voleva usare l'ad latino, perché usarlo solo con Giulio e non anche con gli altri?
Mi sembra strano che a nessuno sia saltato all'occhio e l'abbia corretto.
«Sì, scusatemi ma sono molto stanco e vorrei ritirarmi».
Si alzò anche lei e le guardò dritto negli occhi.
«Ho forse detto qualcosa che ti ha offeso?»
«No baronessa, sono solo molto stanco. Vi auguro buona notte».
Luigi si voltò e fece per andare, ma lei si alzò a sua volta e lo fermò posandogli una mano sul braccio.
Qui c'è l'apoteosi: virgole inesistenti, si passa dal voi al tu in poche righe (non ho trascritto le righe precedenti, ma la baronessa dà del voi a Luigi) e, la cosa che mi ha lasciata più perplessa, il fatto che la baronessa si alzi in piedi e dopo neanche una riga si rialzi. Evidentemente qui l'autrice non si è resa conto di aver già fatto muovere la baronessa in quel senso e quindi l'ha ripetuto. Perché nessun altro se n'è accorto?

Altri errori molto frequenti sono i cambi di nome o gli errori nella scrittura degli stessi, abbiamo Bertrand per quasi tutto il libro, ma a un certo punto appare un Betrand; oppure l'abate Robertson che per due capitoli diventa Roberts o ancora Fiamma che cambia nome all'improvviso, probabilmente in una prima stesura doveva chiamarsi Rebecca.

Sarò pignola, ma certe cose mi disturbano parecchio nella lettura e non vorrei dover essere io a correggere ogni libro che mi capita sotto mano, altrimenti mi domando cosa stiano a fare tutti gli impiegati retribuiti che le case editrici possono permettersi.

Non ho altro da aggiungere e, anzi, mi farebbe piacere sapere la vostra opinione in merito a questo argomento,
Annette.

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